top of page
  • Writer's pictureGiuseppe Timperio

Non tutti gli oli extra vergine di oliva sono uguali: come riconoscere la qualità?


Gli oli extra vergine di oliva non sono tutti uguali
Gli oli extra vergine di oliva non sono tutti uguali

Quando si va a fare la spesa, una delle tentazioni più forti è quella di spendere il meno possibile. Certo, risparmiare è importante e spesso paghiamo solo il marchio, senza che ci sia una differenza sostanziale nei prodotti.


Chi più spende, meno spende


Ma è sempre così? Domanda retorica: ovviamente, no. Uno dei campi in cui la “legge del risparmio” non è valida è quello degli oli e in particolar modo degli oli extravergine d’oliva.


Diciamo che vale la pena spendere un po’ di più per avere un prodotto di qualità alta. Qualità della cui importanza abbiamo parlato più volte e i cui effetti hanno ripercussioni anche sulla salute. Diciamo che non vale la pena spendere meno per un olio evo di qualità scarsa. Olio evo… non possiamo neppure chiamarlo così.


Una volta, fuori da un ristorante, ho letto una frase che recitava (più o meno): “Ricordati che i soldi che risparmi sul cibo li spendi dal dottore”.


Vedete che non è solo una questione di gusto: per ottenere un sapore gradevole per il palato magari basta qualche additivo, ma sugli effetti sull’organismo non è possibile bleffare. E anche per quanto concerne il gusto, non credo che sia così facile riprodurre l’amarognolo-pizzicante derivante dall’oloeuropeina. Diffidate di oli troppo morbidi!


Articoli Correlati:

> Leggi anche: Amaro è bello e buono


Come si fa avere la certezza che un olio sia buono? Non possiamo avercela (non possiamo averla mai, in realtà), ma possiamo avere degli indizi. Il prezzo. Le etichette. Le denominazioni. Sicuramente, gioca a favore di un olio il fatto di essere monucultivar.


Cosa si intende per olio monovarietale o monocultivar?


Le cultivar sono le varietà di olive da olio e olio monocultivar significa che è stato ottenuto con un solo tipo di olive (mono, che in greco vuol dire unico, solo, e cultivar, appunto).


In Italia c’è più di un mezzo migliaio di cultivar, che rappresentano il 40% di quelle di tutto il mondo.


Ogni cultivar ha le proprie peculiarità: caratteristiche genetiche uniche, capacità di resistenza (la nostra, per esempio, è formidabile contro la mosca olearia), dimensione dei frutti, resa in olio, facilità di estrazione, proprietà nutrizionali e organolettiche dell’olio. Tutte caratteristiche che dipendono anche dal territorio e dall’ambiente di appartenenza (un elemento importante è il micro clima).


Diciamo che si crea un’interconnessione tra il territorio e le caratteristiche genetiche della pianta dell’ulivo. Il nostro olio è molto molisano!


Articoli Correlati:


Ogni cultivar, quindi, dà vita a un tipo di olio dalle caratteristiche compositive, nutrizionali e sensoriali uniche, in grado soddisfare i gusti delle persone, in particolar modo quelli dei consumatori più attenti ed esigenti, e di fare di fare del bene al nostro corpo in un determinato modo.


Irregolarità e controlli


Riprendendo il discorso delle etichette, è importante che un olio sia italiano. No, non è una questione di nazionalismo o di sovranismo, ma di leggi: la normativa italiana è quella più severa.


Anche qui, comunque, non mancano i furbi e gli scandali, ma per fortuna abbiamo delle Forze dell’Ordine davvero eccezionali. Basta farsi un giro in Rete per capire di che cosa stiamo parlando, sempreché ce ne sia bisogno.


Per esempio, un articolo di Today del 17 settembre del 2019 parla di quattordici persone indagate e di sedici tonnellate di olio sequestrate. Aggiungevano betacarotene e clorofilla all’olio di semi per farlo sembrare olio evo.

33 views0 comments
bottom of page