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  • Writer's pictureGiuseppe Timperio

Oleuropeina, Alzheimer e ricerca scientifica


In Italia ci sono circa 600 mila persone con una diagnosi di Alzheimer, e oltre 730mila sono quelle a rischio. Cosa possiamo fare in prevenzione?

Come scritto nel nostro precedente articolo, l'oleuropeina è il composto fenolico più presente negli ulivi, foglie comprese, che è ricco di antiossidanti e che fa molto bene alla salute.


Abbiamo visto, inoltre, che se ne stanno studiando le applicazioni nella lotta contro il diabete e in quella contro alcuni tipi di tumore come il tumore al seno e alla tiroide.


Questa volta scopriremo che l'oleuropeina potrebbe essere (condizionale sempre necessario, trattandosi di ambiti delicatissimi) un nemico di un’altra malattia terrificante: il morbo di Alzheimer.


Oloeuropeina e Alzheimer: uno studio fiorentino


Una di queste ricerche è stata condotta da studiosi dell’Università di Firenze (leggi qui l'articolo completo in Italiano) e ha messo in luce che l’olio extra vergine d’oliva potrebbe prevenire l’Alzheimer senile. Infatti, l'olio extravergine di oliva potrebbe avere notevoli effetti sul rallentamento dell'invecchiamento cellulare ed essere utile nel trattamento preventivo dei danni neurologici legati all'età e all’Alzheimer. Tutto questo, secondo questo studio, è merito proprio dell’oleuropeina aglicone.


Lo studio è stato guidato dal gruppo di ricerca guidato di professori Gianfranco Liguri e Massimo Stefani del Dipartimento di Scienze Biomediche sperimentali e cliniche dell'Università degli Studi di Firenze.


Le conclusioni si basano sui dati che derivano dai test su topi transgenici portatori delle alterazioni collegate con l'Alzheimer e sono state pubblicate su PLoS One, nota rivista scientifica di caratura internazionale.

I topi sono stati alimentati per due mesi con oleuropeina aglicone [...] Al termine del trattamento i topi hanno mostrato assenza del deficit cognitivo e comportamentale manifestato dai topi non trattati e, a livello istopatologico, riduzione dei depositi amiloidi nel parenchima cerebrale e della reazione neuroinfiammatoria, insieme a un marcato aumento della risposta autofagica, considerata protettiva nei confronti del danno cellulare da aggregati amiloidi, che caratterizzata il morbo di Alzheimer

ha detto Massimo Stefani.


Come abbiamo specificato nel nostro precedente articolo sull'oleuropeina, non stiamo dicendo che per curare l’Alzheimer basti l’olio extravergine d’oliva, ma che l’olio extravergine d’oliva potrebbe essere utile nel trattamento preventivo dei danni neurologici legati all'età e al morbo di Alzheimer senile.

Lo studio citato in precedenza è stato finanziato dalla Regione Toscana e ne conferma un altro, pubblicato anch’esso da PLoS One e anch’esso condotto dal Professor Stefani in collaborazione con il Professor Mario Salmona dell'Istituto Mario Negri su animali meno complessi. Quella ricerca utilizzò come cavie dei vermi modificati affinché diventassero portatori di aggregati di beta amiloide nelle cellule dell'apparato muscolare. I vermi alimentati con oleuropeina aglicone mostrarono una riduzione molto importante del deficit motorio e un aumento considerevole della durata della vita che quelli alimentati normalmente non avevano.


"Lo studio fornisce una base scientifica per i noti effetti anti invecchiamento della dieta mediterranea [...leggi qui in nostro contributo sulla dieta mediterranea...], aprendo la prospettiva dell'uso di questa sostanza contenuta nell'olio extravergine di oliva come nutraceutico nel trattamento preventivo a lungo termine dei danni neurologici legati all'invecchiamento e in particolare al morbo di Alzheimer senile, una patologia di crescente diffusione per la quale non esiste ancora una terapia efficace e che pone gravi problemi sociali e di sostenibilità per i sistemi sanitari in tutto il mondo industrializzato. Gli animali mantengono più a lungo le loro capacità cognitive e hanno nel cervello meno placche di proteine anomale. Questa molecola, infatti, è in grado di stimolare l’autofagia cellulare . In pratica, la cellula consuma quelle proteine che potrebbero accumularsi pericolosamente, portando alla formazione di aggregati tossici. Come le placche della proteina beta-amiloide tipiche dell’Alzheimer”, ha detto Stefani.


Ecco uno stralcio di quanto è stato pubblicato:


Le placche amiloidi e i grovigli neurofibrillari presenti nel cervello di Alzheimer (AD) derivano dall'auto-agglomerazione in materiale fibrillare, rispettivamente, della proteina amiloide-β (Aβ) e della tau iperfosforilata, attraverso un processo patologico che parte dalla comparsa dell'aggregazione nel nucleo [della tau] e degli oligomeri neurotossici [dell'amiloide].

Di conseguenza si considera che la ricerca di inibitori della nucleazione e della crescita degli oligomeri sia un obiettivo promettente per prevenire la tossicità amiloide.


Negli ultimi anni, un certo numero di fattori dietetici (inclusi antiossidanti, vitamine e polifenoli) si sono caratterizzati per la loro capacità di proteggere le cellule sollecitate da diversi fattori, tra cui la presenza di depositi amiloidi e pure l'inibizione dell'autoassemblaggio e della citotossicità dell'amiloide e alcuni di essi sono attualmente in sperimentazione clinica.


Il presente articolo riporta i risultati degli effetti benefici contro la neurodegenerazione e altre malattie infiammatorie e degenerative periferiche dell'aglicone oleuropeina, un fenolo naturale abbondante nell'olio extra vergine di oliva.


I dati attualmente disponibili suggeriscono che l'oleuropeina potrebbe fornire un effetto protettivo e terapeutico contro un certo numero di patologie, tra cui l'Alzheimer, l'obesità, il diabete di tipo 2, l'epatite non alcolica, e altre condizioni patologiche fisiche o sperimentalmente indotte.


Tale protezione potrebbe risultare, almeno in parte, in un notevole miglioramento dei segnali patologici derivanti dalle condizioni di stress, come lo stress ossidativo, un'eccessiva risposta infiammatoria, e la presenza di materiale citotossico aggregato.


In particolare, i dati recenti sui correlati cellulari e molecolari della neuroprotezione dell'oleuropeina suggeriscono che potrebbe anche avere un ruolo terapeutico contro l'Alzheimer che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è destinata a colpire 76 milioni di persone entro il 2030 a livello Mondiale.


I ricercatori italiani dell’Università di Firenze, che sulle proprietà benefiche dell’olivo hanno pubblicato diversi studi in questi anni, hanno di recente pubblicato un articolo molto interessante sul Journal of Alzheimer’s Parkinsonism & Dementia dal titolo "Olive Oil polyphenols can be Useful to Prevent Aging-Associated Neurodegeneration" ("I polifenoli dell'olio di oliva possono essere utili per prevenire la neurodegenerazione associata all'invecchiamento cellulare") (leggi qui il contributo scientifico completo).


Forse è proprio il caso di dirlo: rendiamoci un po' più amara la vita e staremo meglio!

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