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Croati e Molise, legati (anche) da un filo d'olio extra vergine

Giuseppe Timperio

Updated: Jul 24, 2020



Un viaggio in Croazia e nell’Europa dell’Est in generale, in particolare nell’area balcanica, offre diverse possibilità di conoscenza. Anche per quanto riguarda la cucina. E siete interessati all'olio extravergine del Molise quasi sicuramente siete interessati anche a questa terra meravigliosa e alla sua cultura e non solo dal punto di vista gastronomico.

L'olio extravergine del Molise e i Croati del Molise

Probabilmente, siete persone curiose e vi piacciono le cose un po' particolari, un po' di nicchia. E allora, vi interesserà sapere, se già non ne siete a conoscenza, che in Molise esiste una comunità croata. Si tratta di comunità forte e storica. È lì da molti secoli ed è riconosciuta. Infatti, la loro lingua, che, ovviamente, non è il croato che si parla a Zagabria, è tutelata dalla legge n. 482 che tutela le minoranze linguistiche storiche. Oggi viene parlato da un migliaio di abitanti, distribuiti in tre comuni.

Sull'architrave della Chiesa parrocchiale di Santa Maria la Nova si legge questa scritta (in latino)

Le genti della Dalmazia abitarono in questa prima località ed eressero la Chiesa dalle fondamenta Nell'anno del Signore 1.

Di certo il paese di San Giacomo degli Schiavoni è stato fondato dai croati, che hanno portato in Molise un po' della loro tradizione culinaria (siamo certi che utilizzano l'olio extravergine del Molise).

Fino 1880, anno di costruzione della prima strada che conduceva fin là. le contrade croate del Molise sono rimaste isolate e questo ha fatto sì che a questa mantenessero intatta la propria identità.

L'olio extravergine del Molise è anche un veicolo di cultura, informazioni e curiosità e ci parla di storie di migrazioni di popoli.

Perché non venite a scoprire le tradizioni croato-molisane e già che ci siete non fate un salto da noi per assaggiare il nostro olio (se non lo conoscete) o per vedere com'è la nostra azienda (se lo conoscete già).


Scopriamo adesso alcuni piatti della tradizione Croata.


I ćevapčići


Si tratta di polpettine dalla forma oblunga che si fa anche nelle province di Trieste e Gorizia in Austria. I ćevapčići si fanno con carne mista (manzo, maiale e agnello) condita con sale, spezie e olio. Naturalmente, se vogliamo che escano superbuoni, dobbiamo utilizzare un olio extra vergine di oliva (olio evo) di qualità.


Ražniči


Sono spiedini di carne.


Un’altra prelibatezza dell’area sono le palacinke, conosciute dalla Slovenia (non escludo dalla Venezia Giulia) all’Ungheria. Lo definirei quasi un piatto asburgico, austro-ungarico.


Si fanno con uova, farina, latte, zucchero, zucchero a velo (facoltativo), un pizzico di sale e olio per ungere la padella e per friggere. Olio evo, ça va sans dire. Io ci aggiungo un po’ di vanillina. In pratica, sono crepes. Ne esiste anche la versione salata, dove, ovviamente, non ci sono lo zucchero e la vanillina. Ma sempre con olio evo.


La marmellata è la morte sua.


Questo discorso culinario ci dà la possibilità di affrontare un argomento cui abbiamo accennato qualche tempo fa, vale a dire i croati del Molise.


Ci sono molte le pietanze molisane di origine croata, come la zuppa d'agnello, gli stessi cevapcici, gli spiedini di carne alla griglia e la peca, che è un piatto unico per cui viene utilizzata una pentola di coccio o di ghisa a forma di campana. La peca può essere sia di terra, sia di mare.


Altri piatti croato-molisani sono i perstasci (lasagne triangolari, fatte con farina di grano duro) e le kabasice (salsicce e salumi come ventricina e prsut).


E parliamo ancora un pò di croati del Molise (storia, religione, lingua, costumi)


I primi insediamenti della minoranza linguistica croata sono avvenuti nel territorio tra i fiumi Biferno e Trigno, in particolare nei comuni di Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice del Molise. Avvenne anche una colonizzazione da parte di profughi croati nei comuni di Palata, Tavenna, Mafalda, Montelongo, Petacciato, San Biase e San Giacomo degli Schiavoni.


Sostanzialmente, parlano un croato antico che si usava nella Dalmazia centrale fra i fiumi Cettina e Narenta, nel retroterra croato e in Erzegovina. Alcuni studi dicono che si tratterebbe di un idioma immutato da circa 400 anni. Un idioma pratico, contadino. Il patrimonio linguistico dei Croati del Molise ammonterebbe a circa cinquemila parole.


Oggi viene utilizzato soprattutto nei rapporti familiari e nelle relazioni interpersonali. Per cinque secoli è stato trasmesso solo oralmente e le uniche tracce scritte sono alcune poesie.


La prima rivista bilingue italo-croata ha iniziato le proprie pubblicazioni nel 1967 Si chiama Naš jezik/La nostra lingua (prima era Naša ric/ La nostra parola).


I croati sono cattolici e hanno sempre celebrato la messa in latino. Quando il Concilio Ecumenico Vaticano II ha permesso l’uso delle lingue locali, si è passati direttamente all’uso dell’italiano, conservando però canti in lingua croata. La religione cattolica è stata molto utile per gli esuli perché, visto che avevano combattuto contro gli Ottomani, furono accolti come eroi della cristianità.

I primi contatti dei croati lungo le coste molisane sono attestati agli inizi del XIII secolo e avvennero per motivi economici, commerciali e culturali. Porta la data del marzo 1203 un trattato commerciale tra la Repubblica marinara di Ragusa in Dalmazia e il porto molisano di Termoli.


Le ondate migratorie più massicce ci furono dopo la battaglia della Piana dei Merli o del Kossovo (1389), che vide la sconfitta dei cristiani e, di conseguenza, l’avanzata degli Ottomani nella penisola balcanica, che portò l’esodo di slavi e albanesi in Italia,

Dopo il 1453 (caduta di Bisanzio), i Turchi avanzarono verso Nord, verso dei territori abitati da popolazioni slave, che si rifugiarono lungo le coste adriatiche. Questo fenomeno venne favorito dalla Repubblica di Venezia e dal Regno di Napoli perché occorreva ripopolare quelle terre che erano state abbandonate per colpa terremoto del 1456 e della peste del 1495. Acquaviva Collecroce ne è un esempio.


I re aragonesi concessero alcuni privilegi agli immigrati del Regno di Napoli.


I croati sono cattolici e hanno sempre celebrato la messa in latino. Quando il Concilio Ecumenico Vaticano II ha permesso l’uso delle lingue locali, si è passati direttamente all’uso dell’italiano, conservando però canti in lingua croata. La religione cattolica è stata molto utile per gli esuli perché, visto che avevano combattuto contro gli Ottomani, furono accolti come eroi della cristianità.


Non esiste una documentazione d'archivio e quindi non è possibile dire con esattezza quando sia iniziata la venuta degli slavi in Molise, ma gli studiosi suppongono che possa essere collocata alla fine del XV secolo. Una delle argomentazioni è l’assenza di parole croate che indichino i pomodori e gli altri prodotti provenienti dal Nuovo Mondo, mentre nel croato del Molise si conservano quasi tutti i termini in croato per indicare i frutti dell'agricoltura.

A Palata, gli abitanti portano ancora cognomi di chiara origine croata. Palata è forse l'unico paese che può vantare una testimonianza lapidea con una data precisa. Più fonti citavano la scritta presente sull'architrave della Chiesa parrocchiale di Santa Maria la Nova:

HOC PRIMUM DALMATIAE GENTES INCOLU E RE CASTRUM AC A FUNDAMENTIS EREX E RE TEMPLU ANNO DOMINI MDXXXI

(Le genti della Dalmazia abitarono in questa prima località - ed eressero la Chiesa dalle fondamenta Nell'anno del Signore 1531).


L'unico posto che è fondato con certezza dai croati è il paese di San Giacomo degli Schiavoni.

Fino 1880 non c’erano strade che portavano alle contrade croate del Molise e questo isolamento ha permesso a questa comunità di mantenere integra la propria identità.

La lingua croata in Italia è tutelata dalla legge n. 482 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche.


In Molise usano ancora la lingua croata un migliaio di abitanti, distribuiti in tre comuni.


Per saperne di più leggi questo articolo in Wikipedia.


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